Per una corretta e completa routine di igiene orale, spazzolino e dentifricio non bastano. Di recente abbiamo visto quanto sia utile il colluttorio, oggi parleremo invece del filo interdentale.
Cosa è il filo interdentale?
Un nastro molto sottile composto di filamenti di nylon, teflon o polietilene, racchiuso in una piccola e pratica scatoletta. Passato tra i denti aiuta a pulirne bene gli spazi, le fessure e la superficie. Fu scoperto agli inizi dell’800 da un dentista di New Orleans, ma fu solo 100 anni dopo che venne messo sul mercato come filamenti di seta.
Come si usa e perché è importante?
Se usato correttamente, il filo interdentale può contribuire a rimuovere circa il 70% dei residui presenti all’interno della bocca, fra i denti e appena sotto le gengive. Estratto un pezzo dalla scatoletta, viene teso fra le dita e appoggiato dolcemente sul dente, come ad avvolgerlo, per poi scivolare a ridosso delle gengive per pulirle e contemporaneamente staccare i residui di placca dal dente. Da un dente all’altro usare una nuova porzione di filo.
Alcuni consigliano di usarlo prima di lavare i denti, di modo da rimuovere la maggior parte dei residui e lasciare che il dentifricio agisca meglio. Altri invece consigliano di usarlo dopo per completare l’operazione.ù
Quante tipologie di filo interdentale esistono?
- nylon (multifilamentare) che a sua volta può essere cerato e non cerato e può anche avere dei gusti. Si compone appunto di più filamenti di nylon e per questo motivo si sfalda facilmente.
- PTFE (monofilamentare), leggermente più costoso ma più performante, costituito da un solo filamento, si insinua facilmente fra un dente e l’altro senza sfilacciarsi.
Ricordate infine che l’uso del filo interdentale è invece sconsigliato se avete subito da poco un intervento o avete fatto la pulizia dei denti, perché le gengive possono essere gonfie e indolenzite e non necessitano di ulteriori sollecitazioni, che potrebbero peggiorare l’infiammazione.
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